lunedì 30 luglio 2012

Il tango, di Elisa Guzzo Vaccarino

Della prima volta che ebbi la sventura di rivedermi in video ricordo sostanzialmente due cose: la malinconica constatazione di come l’immagine dei miei talenti si fosse dimostrata lontanissima dalle mie effettive capacità, e, soprattutto, un’imprevista esitazione nell’etichettare il CD a cui avevo affidato memoria delle mie incaute prove. Avrei dovuto scrivere prima il mio nome e poi quello della mia partner, oppure sarebbe stato meglio fare l’opposto? Mi venne spontanea la prima soluzione, sul modello di qualche locandina, ma da ultimo decisi per la seconda, come minimo per dimostrare una qualche forma di riconoscenza gentile verso chi si era dimostrata così disponibile ad aiutarmi.
La ragione di quell’esitazione mi fu chiara molto tempo, nel pieno della lettura de Il tango, di Elisa Guzzo Vaccarino, critica della danza e ballerina essa stessa di tango. L’uso di anteporre il nome della donna - spiega l’autrice - è infatti un’usanza europea che affonda le sue radici nel balletto di tradizione classica ed è pertanto ispirata da una concezione romantica e cavalleresca della coppia che danza. La convenzione inversa è invece coerente con le asimmetrie di genere che sono proprie della pareja di tango ed inoltre testimonia l’influsso di specifici modelli culturali propri dei paesi latini.
Questo piccolo ma significativo esempio basta già a collocare il lavoro di Elisa Guzzo Vaccarino in una prospettiva ben specifica: il tango-danza, perché è di questo che essenzialmente si parla, viene presentato al lettore servendosi di quelle categorie concettuali e di quei modelli di riferimento che sono propri degli studi coreutici di livello accademico. Si tratta quindi di un programmatico allargamento di orizzonti, tanto che fin dall’introduzione l’autrice parla esplicitamente di “universo tango”. Metafora senza dubbio felice per testimoniare non solo la vastità dell’argomento, ma soprattutto l’idea di una complessità irriducibile e di una multiforme varietà, in cui per altro sono ovviamente riconoscibili dei tratti comuni e delle linee evolutive.
La stessa definizione non viene data, come si fa di consueto, con criteri esclusivi (non è la rosa in bocca, non è l’abbraccio aperto, non è la musica che non sia tradizionale, non è quel che si fa in questo o quel contesto ...) bensì emerge per criteri inclusivi, seguendo un fecondo approccio di sintesi che guida il lettore a riconoscere elementi di affinità fra fenomeni apparentemente diversi, prendendo in considerazione un gran numero di fatti alla ricerca di elementi ricorrenti, suggerendo connessioni insospettate fra settori lontani. Dunque una scelta che colloca sempre gli elementi del discorso sullo sfondo di un più ampio contesto, secondo il modello della migliore letteratura artistica.
Non a caso, il testo non si limita alla consueta focalizzazione sul contesto rioplatense, ma accompagna il lettore in un giro di riferimenti che abbracciano l’Africa, il Sudamerica, l’Europa – Parigi in particolar modo – e gli stessi Stati Uniti. L’autrice è infatti culturalmente ben attrezzata per spaziare a diverse latitudini geografiche e soprattutto culturali, guidando il lettore lungo un percorso che si propone soprattutto di educare nel senso etimologico di ex-ducere, ovvero portare altrove, guidare all’esterno, allargare gli orizzonti, far percepire l’estensione di quanto si estende al di là del cerchio ristretto della propria personale esperienza.
Nel testo si respira infatti una fresca atmosfera di aria nuova, in primo luogo per ciò che le pagine non contengono. Non vi si ritrova infatti quel certo spirito di consorteria, né il pugnace arroccamento a difesa di una posizione né tantomeno la tentazione di accreditarsi come la custode dell’interpretazione autentica.
Traspare semmai una feconda curiosità intellettuale e una programmatica libertà di esplorazione che sfrutta di volta in volta gli strumenti più adatti, sempre attenta a collocare il tango sullo sfondo di altri e più complessi fenomeni. È il caso ad esempio dei cosiddetti gender studies, ovvero l’insieme di quegli approcci interdisciplinari che utilizzano le differenze tra i sessi come modello per comprendere diversi aspetti della vita umana e della produzione artistica, svelando così aspetti inediti della complessa trama dei rapporti fra individuo e società e cultura. Non solo quindi la legittima denuncia degli aspetti più sgradevolmente sessisti, bensì l’applicazione di un modello di riferimento sorprendentemente fecondo ad un contesto dove le asimmetrie di genere paiono più evidenti che altrove.

Non meno interessanti le connessioni insospettabili come  ad esempio il ruolo di una personalità della cultura italiana del primo ‘900 quale Filippo Tommaso Marinetti, autore di una Lettera futurista circolare ad alcune amiche cosmopolite che danno dei the- tango e si parsifalizzano (11 gennaio 1914). Marinetti bolla il tango con una serie di metafore come “lenti e pazienti funerali del sesso morto” o “valzer masturbato”, finendo per celebrare “la brutalità di una possessione violenta e la bella furia di una danza muscolare esaltante e fortificante”, un’espressione che ricorda la celebre definizione di “guerra sola igiene del mondo”. Parsifal è il prototipo della purezza incorrotta, l’unico fra cavalieri della tavola rotonda che ha il privilegio della visione beatificante del Graal, ma qui rappresenta il simbolo di chi ha sostituito il vigore ruspante di una sana copula alle mollezze intellettualistiche della sua mera rappresentazione. E’ un testo dove aleggia una palpabile atmosfera di superomismo, i cui echi wagneriani rimandano a parentele insospettabili quali Wolfram von Eschenbach, Chrétien de Troyes e con essi una parte della letteratura medievale. “Universo tango”, appunto.
La salda padronanza della ricerca è inoltre evidente da molteplici indizi, uno per tutti la presunta connessione fra Pio X ed il tango, logora vulgata della pubblicistica italiana. Apprezzabile scoprire la precisione dei riferimenti con cui l’autrice riporta tutta la questione alla sua esatta misura grazie al puntuale rimando a documenti di prima mano, sempre sulla falsa riga di quei riconosciuti fondamenti del metodo storico che sono la critica delle fonti e la verificabilità delle informazioni.

La parte centrale del testo, la più corposa, può indubbiamente essere letta come una ricchissima antologia di produzioni, tournee o spettacoli, ma testimonia soprattutto la varietà di connessioni, incroci, scambi, ibridazioni e contaminazioni che hanno arricchito negli anni il solco principale della tradizione. Ne sono un esempio i tanti rimandi alla scena contemporanea, dal Tanztheater alla Contact improvisation, oppure i riferimenti ai coreografi che hanno incorporato elementi di tango nelle loro opere, su tutti Frederick Ashton e Pina Bausch.
Dunque una prospettiva diacronica, evolutiva e dinamica che in qualche modo ribalta i modelli più tradizionali della letteratura sul tango, spesso giocata sulla contrapposizione vagamente dogmatica fra la celebrazione di un passato irripetibile ed il biasimo per gli esiti della contemporaneità, descritti - quando va bene - come un fraintendimento da correggere. Volendo trovare una pregnante metafora, direi che l’autrice non presenta il tango-danza come un fiume che si impaluda in mille rivoli sterili man mano si allontana dalla pura sorgente originaria, ma come il propagarsi di tanti rami distinti che con diversa vitalità e vari esiti originano da parti diverse della medesima pianta.
La stessa analisi di tutti quegli elementi che pongono il tango su un piano diverso rispetto alle altre forme di danza viene sviluppata in modo limpido e sereno, senza ombra di partigianeria, ma anzi con una lucidità e una chiarezza intellettuale che non nascondono al lettore le antinomie più spinose: aspira ad essere linguaggio universale, ma è inestricabilmente connesso ad un preciso ambiente, esattamente collocato nello spazio e nel tempo; enfatizza la libertà e l’improvvisazione ma è impossibile non confrontarsi in un modo o nell’altro con quanto ci è stato consegnato dal passato e così via.
La sezione fonti è composta da interviste ai protagonisti, efficacemente distinti in: Gli assi della rinascita; I maestri analisti; I nuovi; Le donne esploratrici; La tradizione negrera oggi; Le coppie; Cambalache; il Festival del tango fusion. Essi sono presentanti in modo paritario, senza indicare a chi legge una gerarchia di autorità o sovrapporvi una griglia interpretativa personale. L'idea di fondo che ispira questa parte del lavoro è infatti la presa d'atto di come il tango sia ormai un fenomeno sostanzialmente plurale. Dunque il percorso non va compiuto in senso discendente, individuando cioè delle auctoritates e valutando tutto il resto di conseguenza, bensì correttamento tracciato dal basso verso l’alto, mettendo a confronto posizioni diverse alla ricerca di un minimo comun denominatore di elementi condivisi, seguendo la metodologia delle scienze umane. 
Un elemento di rilevo è la qualità della scrittura nonché la chiarezza dell’esposizione, altrettanti fattori che rendono il libro perfettamente godibile senza inutili appesantimenti pur conservando il saldo dominio del discorso e soprattutto quel rigore argomentativo che è giusto aspettarsi da un testo di alto livello. Si tratta di una notazione non scontata, se solo si pensa alla facilità con cui il linguaggio della critica d’arte tenda a librarsi nelle regioni dell’ineffabile o a smarrire la via entro i labirinti di un discorso puramente autoreferenziale.


Cosa è piaciuto
  • Elegante applicazione al tango dei metodi e dei modelli propri della storia della danza in senso accademico;
  • Finezza interpretativa e padronanza del metodo;
  • Approfondita contestualizzazione dei problemi, con precisi richiami ad altri e più vasti orizzonti culturali.
Cosa non è piaciuto
  • Nulla

Giudizio in una riga: Il pregevole risultato di una visione di sintesi sorretto da una feconda curiosità intellettuale e da una programmatica libertà di esplorazione al di là dei luoghi comuni.

La frase da ricordare: "Er Papa nun vo’ er Tango perchè, spesso, / er cavajere spigne e se strufina / sopra la panza de la ballerina / che su per giù, se regola lo stesso [...] "

Scheda: Il tango / Elisa Guzzo Vaccarino - Palermo : L'epos, 2010 - 366 p., [12] carte di tav. : ill. ; 21 cm. -
ISBN 978-88-8302-413-9, Euro 28,50

sabato 14 luglio 2012

Tango. Tra arte e passione

Segnalo con piacere la bella iniziativa dell’amica pittrice Ennia Visentin che il 14 luglio 2012, alle 19.30, presso il Marina punta faro di Lignano Sabbiadoro (UD), presenta la personale: Tango. Tra arte e passione. A seguire ballo sotto le stelle con le selezioni musicali di Paolo Ceglie.



Loc. Isola Punta Faro, 1 
33054 Lignano Sabbiadoro (UD)


martedì 3 luglio 2012

Omaggio a Pier Aldo Vignazia

Il tango è una storia d'amore... e non una rosa in bocca è un fortunato libro di Pier Aldo Vignazia, un'opera apprezzata anche per le caustiche ed originali definizioni.

Una delle immagini più felici è la descrizione della milonga quale ambiente popolato da donne vestite in modo vistoso che danzano in compagnia di uomini in tenuta da spazzacamino.

Nella foto, una tipica milonga londinese: