lunedì 12 agosto 2013

Il tango di Ana Kolega

Ho ricevuto una graditissima cartolina con la riproduzione di Fragment ljeta IV, opera dell’artista croata Ana Kolega: la segnalo volentieri su queste pagine trattandosi di un lavoro apprezzabile per diversi aspetti.
Credo che l’elemento più rilevante del quadro sia la capacità di mescolare una sorta di primitivismo ingenuo con un’insospettabile raffinatezza espressiva. L’artista procede infatti con grande economia di mezzi raggiungendo un risultato che è solo apparentemente elementare, ma rivela per altro una sua nascosta forza.
La pittura dedicata al tango tende infatti alla stanca riproposizione di un gusto ormai divenuto di maniera, basato perlopiù sulla dimensione ineffabile del movimento, spesso ricorrendo allo sfumato, al mosso o all’indeterminatezza dei contorni.
In questo caso la resa delle figure appare di tipo completamente opposto. Masse nitide e solide, campiture uniformi di colore delimitate da un tratto nero rimandano invece alla cultura pop. Il gusto dell’essenzialità, il tratto mosso e spigliato dei contorni, la resa essenziale dei chiaroscuri nonché  l’impiego di tinte quasi piatte rivelano un insospettabile vicinanza con certi codici visivi che sono tipici del fumetto.
Altro fattore degno di nota è il buon equilibrio tra due possibilità opposte: per un verso, la rappresentazione idealizzata, levigata e lontana dalla realtà, dall'altro, il desiderio di ostentare gli aspetti più umani, carnali e terreni della danza, senza cioè mai nasconderne i lati più prosaici. Si intuiscono infatti le forme generose della donna di destra e l’aspetto legnoso, vagamente ossuto, dell’altra ballerina, ma la resa generale non ha nulla di sgradevole e la composizione generale rivela una sorprendente armonia pur nella sua apparente ingenuità.
Un secondo elemento di rottura è l’assenza di quelle atmosfere notturne, oscure e fumose che tanta parte hanno nell’immaginario collettivo del tango. Semmai una luce nitida e brillante, un chiarore quasi mattinale che provoca un senso di sorpresa e di spaesamento, ma soprattutto induce a ridiscutere le nostre aspettative sulla base di nuovi e diversi elementi di valutazione, come minino per la scoperta di quanto vi possa essere di astratto e convenzionale in quelle forme che a torto a ragione abbiamo arbitrariamente finito per considerare come canoniche. Se da un lato giudichiamo inplausibile un tango danzato alla piena luce del sole, dall’altro non possiamo che riconoscere come la sua immagine crepuscolare nasca dallo stratificarsi di convenzioni non meno arbitrarie.
La violazione delle aspettative legate alla danza sociale è anche l’elemento centrale di Singing Butler, celebre opera del pittore scozzese Jack Vettriano (Fife, 17 novembre 1951 - ).


Il fascino della pittura sta proprio nel sottile senso di assurdo, vagamente metafisico e surreale, che nasce dalla contemplazione di una scena nitidamente delineata nei minimi dettagli, ma di cui per altro non riusciamo ad afferrare il senso. Un elemento di spaesamento è anche qui il contrasto l’ambientazione aperta, dominata da un’intensa luce marina, e l’idea preconcetta che vorrebbe scene di questo genere al chiuso, perlopiù descritte con toni morbidi e indistinti.