mercoledì 11 aprile 2012

Dall’anima. Passi di tango, di Dudù e Anna K. Valerio

Scritto a quattro mani da un’esordiente sotto lo pseudonimo di Dudù e da Anna K. Valerio, Dall’anima. Passi di tango nasce dal desiderio di raccontare in chiave femminile l’universo di emozioni collegate alla pratica della danza, evocandone di volta in volta le più morbide suggestioni carnali oppure gli ineffabili rapimenti.
Le autrici adottano una tecnica letteraria non molto praticata, il cosiddetto pastiche, qui inteso come libero collage di prosa, testo teatrale, citazioni e lirica. L’intuizione potrebbe essere felice e sarebbe ingiusto negargli un valore di poetica consapevole: si pensi alla possibilità di suscitare in chi legge un senso di vertigine come rappresentazione fedele dello straniamento che accade di sperimentare ballando, quel rapido succedersi di vivide immagini sensoriali di cui non si afferra il senso individuale cogliendone solo l’impressione globale che si sedimenta nella coscienza.
Purtroppo la girandola delle impressioni finisce per annoiare e ben presto diventa un procedere a salti lungo una sequenza di elementi disomogenei, senza che emerga un significato d’assieme o si percepisca una chiara unità. In questo c’è anche una diversa qualità della scrittura: ancora acerba quella di Dudù, più matura quella di Anna K. Valerio.
Presentato come letteratura erotica, il libretto non riesce purtroppo a creare effetti di rilievo. Il tango e il bandoneon personificati sono creature senza spessore e paiono più figurine di cartone che non attori in carne ed ossa, animati da genuine passioni umane. Satana che rimanda una defunta sulla terra per ballare il tango e rigenerarsi con quei fluidi maschili che aveva disprezzato in vita parrebbe una trovata narrativa di una qualche ingegnosità ma l’effetto finale è piuttosto un Belzebù da luna park.
Si arriva quindi alla fine senza riuscire a capire dove termini il desiderio di presentare al pubblico un nuovo universo di emozioni e dove invece inizi il gusto un po’narcisistico di proporsi come devote ancelle del tango, connotate da trasparenti connotazioni sensuali. Una coscienziosa noticina informa che le gambe fasciate di nero che campeggiano in copertina appartengono alla misteriosa Dudù, le stesse che poi vengono offerte alla curiosità del lettore in un'altra mezza dozzina di pagine. Su tutto aleggia una certa aria da vanity press, come se si trattasse di un’operazione nata più dal desiderio di compiacere se stesse che non dal convincimento  di avere realmente qualcosa di originale da dire.

Una lettura serena rivela comunque degli elementi meritevoli di attenzione. Prima di tutto, il frammento dedicato al religioso che di giorno è un implacabile fustigatore di costumi mentre la notte, mascherato, si dedica compiaciuto ad un tango postribolare. Vi si legge un messaggio su due livelli: l’enfasi sul concetto di rituale, di danza sacra, per cui il tango sarebbe tanto preghiera collettiva quanto sacramento individuale; inoltre la paradossale opportunità di essere più autentici quando indossiamo una maschera scelta da noi che non interpretando a viso a aperto il nostro specifico ruolo sociale con tutte le sue storture e contraddizioni.
C’è inoltre una poesia molto fine nell’elegante definizione del tango come “una discreta obiezione alla luce; il delizioso ricamo del nulla”. Mi pare un passaggio di rara delicatezza, reso ancora più evidente dall’accostamento con un’ulteriore spiegazione attribuita al sesso opposto che risulta invece piuttosto triviale.
Nella quarta di copertina viene infine abbozzata una riflessione molto pertinente, sulla quale sarebbe interessante ritornare prima o poi. Tanto le esperienze di fede che i grandi miti della modernità hanno in gran parte smarrito la loro originaria funzione di produrre narrazioni coerenti sul mondo e di generare significati condivisi, ovvero – per dirla con Lyotard – offrire un senso unitario e globale alla realtà percepito da un vasto numero di persone. Fra tutti i prodotti del ‘900, il tango conserverebbe invece una sua comunità compatta di praticanti, dediti a forme specifiche di liturgie laiche, con una salda unità d’assieme.

Cosa è piaciuto
Qualche intuizione felice e alcuni passaggi ben riusciti

Cosa non è piaciuto
Struttura inutilmente tortuosa e costruzione generale debole

Il giudizio in una rigaCredo si siano divertite più le autrici a scriverlo che il pubblico a leggerlo

La frase da ricordare“[Il tango è] una discreta obiezione alla luce; il delizioso ricamo del nulla”

Scheda: Dall’anima : passi di tango / Dudù (pseud.), Anna K. Valerio. - Avellino : Edizioni di Ar, 2008. - 70 pp. ; 14 cm. - ISBN 8889515295, 9788889515297 Euro 10,00