mercoledì 18 gennaio 2012

Tango math. A passo di tango tra emozione e geometria, di Claudia Sortino e Mario Ferreri

La locuzione latina Ars est celare artem indica la necessità di nascondere accuratamente gli strumenti e i mezzi di un’operazione artistica, così da far sembrare naturale cioè che invece è il frutto di un attento studio oppure il risultato del saldo dominio di una tecnica. Concetto ben noto ai professionisti della danza, dove spesso la suggestione nasce dal far percepire come semplice e spontaneo ciò che è invece il frutto di un duro lavoro o di un perfetto controllo cosciente.
Ars est celare scientiam potrebbe essere invece la sintesi dell’originale lavoro di Claudia Sortino e Mario Ferreri, un contributo sui molteplici rapporti che legano il tango con la geometria e le neuroscienze. In altre parole, proprio le due discipline scientifiche che rimangono invisibili ai più, velate dalla bellezza seducente dell’atto artistico in senso stretto.
Filiazione di un progetto siciliano sulla didattica delle scienze, il libro è stato presentato presso il J Club di Pordenone il 14 gennaio 2012 in una serata dalla formula decisamente inedita. Tradizionali proiezioni di testi e di immagini sono stati alternati con momenti di tango dal vivo interpretati dall’autrice in coppia con il ballerino e coreografo Angel Coria, i quali hanno guidato il pubblico a percepire direttamente i concetti espressi. Il tutto si è concluso con la proiezione di immagini che illustrano le principali emozioni umane grazie ad una efficace serie di scatti ripresi a milonga.
Tango math si presenta quindi come un percorso fra passione e ragione, tra razionalità ed istinto, basato su una continua tensione tra la pratica professionale della danza e la frequentazione accademica. Il tutto risente senza dubbio del particolare approccio della curatrice, insegnante di tango nella scuola Alterazioni Tango di Palermo ma allo stesso tempo a suo agio nei territori della ricerca scientifica. Si noti che lo stesso titolo costituisce un sottile ossimoro poiché gioca sul contrasto fra la morbida seduzione carnale del ballo e l’algida fissità della più fredda delle scienze, la matematica.

Il libro si snoda lungo tre capitoli. Una breve panoramica sulla storia del tango e le sue diverse espressioni, forse la parte meno originale, un’analisi dei caratteri della danza utilizzando il modello interpretativo delle neuroscienze e infine un approfondimento specifico sui nessi fra tango e geometria. Sono proprio questi ultime due parti a collocare il lavoro di Claudia Sortino e Mario Ferreri in una prospettiva del tutto particolare nel panorama delle pubblicazioni in tema di tango, dove la pubblicistica di casa nostra stenta a smarcarsi dai consueti filoni della memorialistica, del diario intimo, del manuale didattico o del testo storico in senso stretto.
Il lettore viene così guidato lungo un itinerario fra scienza ed arte. Percezione di sé e dello spazio circostante, ritmo, movimento, emozioni, apprendimento e memoria (ovvero tutto quanto sostanzia l’universo interiore di chi frequenta una milonga) sono spiegati secondo i modelli interpretativi propri delle scienze, aprendo così delle connessioni del tutto inaspettate.

Una migliore tecnica, una più accogliente postura, una più raffinata sensibilità spaziale, la capacità di padroneggiare un repertorio di movimenti più esteso hanno infatti la stessa funzione delle code del pavone, delle creste del gallo o dei palchi dei cervidi: elementi inutili o addirittura controproducenti per procacciarsi il cibo o sopravvivere ai predatori, ma indubbiamente vantaggiosi in termini evoluzionistici poiché il loro scopo è attrarre nuovi partner ed ottenere un successo in termini genetici, cioè accoppiarsi e riprodursi.
Nel caso del ballo lo scopo è simile. La capacità di saper marcare una colgada magistrale è tanto difficile da acquisire quanto irrilevante nella vita di ogni giorno, ma permette di poter danzare con la partner più ambita ovvero aumentare il proprio adattamento ad uno specifico habitat, questa volta culturale. Anche qui il tornaconto è evidente in termini di accoppiamento, parola che va tassativamente letta solo ed esclusivamente nel senso etimologico di formare coppia, cioè migliorare la propria possibilità di accompagnare in pista la donna più desiderabile. Il tanguero, inteso come particolare specie sociale che sopravvive in nicchie ecologiche precise, appare così governato dagli stessi meccanismi che reggono le specie biologiche.
Se un individuo può permettersi di ‘sprecare’ caratteri palesemente non funzionali (un piumaggio esuberante ad esempio) a maggior ragione egli dimostra di possedere risorse vitali per la sopravvivenza. Allo stesso modo, quando un ballerino da prova di capacità ‘inutili’ - nel senso che sono sovrabbondanti rispetto a quanto sarebbe già bastevole per riuscire a condurre la propria partner lungo la pista - egli offre una prova diretta del proprio successo, ma questa volta non in termini evolutivi bensì relazionali.
Vale la pena di osservare come si possa giungere alla stessa conclusione presentata nel testo seguendo uno schema alternativo, questa volta di tipo sociologico. Thorstein Veblen (Valders, 30 luglio 1857 – Menlo Park, 3 agosto 1929) ne La teoria della classe agiata, ha spiegato il lusso come ostentazione di beni il cui valore sarebbe determinato in primo luogo dalla loro capacità di rendere visibile una data posizione sociale acquisita. Le aspirazioni infatti non riguardano “l’ordinaria spesa media, già raggiunta, ma un consumo ideale che si trova sempre un po oltre la nostra capacità, o che per arrivarci richiede qualche sforzo. Il motivo è l’emulazione: lo stimolo derivato da un confronto antagonistico che ci spinge a superare quelli coi quali usiamo classificarci” (Torino, Edizioni di Comunità, 1999, p. 82)
Il tutto deve soddisfare i ben noti canoni dello sciupio vistoso. La spesa infatti deve riguardare aspetti inessenziali e avvenire tramite un’ostentazione finalizzata a produrre l’invidia. Basta sostituire capacità di spesa con capacità tecnica e si ha una rappresentazione efficace della microsocietà di una milonga: il tanguero medio non si accontenta di quanto sarebbe sufficiente ad assicuragli lo svago di cui ha bisogno, bensì consuma – in senso vebleniano – i più rari movimenti che ha imparato nel corso di defatiganti e costosi stages.

Difficile a questo punto non collegare Tango math al lavoro di uno studioso di primo piano quale Richard Dawkins (Nairobi, 26 marzo 1941) ed in particolare alla controversa visione evoluzionistica divulgata ne Il gene egoista (The Selfish Gene). L'effetto dei geni negli individui che li ospitano è quello di determinare delle strutture fisiche o dei comportamenti che aumentano o diminuiscono la probabilità che il gene si replichi e che aumenti la sua frequenza nella popolazione. Se quindi alla nozione di gene (biologico) si sostituisce quella di meme (culturale) il risultato non cambia. Si ottengono così delle unità auto-propagantesi di evoluzione, analoghe a quelle che sono i geni per le scienze della vita. I memi del tango sarebbero così le figurazioni, i movimenti ed in genere tutto ciò che da sostanza al linguaggio corporeo, tanto che ogni ballerino non sarebbe altro che il replicatore inconsapevole di specifiche identità culturali. Gli errori, il desiderio di sperimentazione o il semplice caso sono dunque leggibili come mutazioni che producono altrettante varianti, anche se solamente le più adatte si replicano. Esse diventano più comuni ed aumentano la loro capacità di replicarsi ulteriormente, dando vita ad un meccanismo virale che si manifesta come una moda o l’affermazione di un nuovo stile.

Un altro apprezzabile passaggio contenuto nel libro di Claudia Sortino e Mario Ferreri è invece la mappatura di specifiche aree cerebrali per evidenziale come la percezione del proprio corpo tenda ad includere ciò che di volta in volta usiamo come strumento. Una slide della presentazione hs evidenziato che la sensibilità di una mano impugnante una pinza non si trova a livello delle dita e del palmo ma si localizza all’estremità dei becchi che manipolano l’oggetto, esattamente come se il cervello incorporasse un oggetto inanimato nel corpo e lo trattasse come tale. Si tratta di una spiegazione elegantissima del perché a volte si riesca a percepire il corpo del partner come un’estensione del proprio, o - se si vuole – la riscrittura in termini scientifici della nota metafora della coppia di tango come animale dotato di un cuore e quattro gambe. Spiegazione senza dubbio illuminante, che ha il vantaggio di presentare in una luce del tutto nuova una serie di osservazioni trattate di solito come semplici curiosità. Non è infrequente sentire un velista descrivere i più bei momenti di una regata con la sensazione che drizze, scotte e manovre siano il prolungamento dei suoi arti oppure ascoltare un alpinista che parla della piccozza negli stessi termini. Io stesso, nell’ambiente della milonga, ho più volte incontrato delle ragazze abituate da tempo a portare i tacchi alti, le quali motivano la propria scelta asserendo che uno degli aspetti più gradevoli dell’indossare questo tipo di accessori è proprio la percezione degli spillo come di un’estensione funzionale delle proprie gambe, ovvero la sensazione cioè che essi diventino parte integrante del corpo femminile.

Non meno interessante la sezione sui rapporti fra tango e matematica, che anzi colloca il libro in uno specifico filone di indagine che dal Rinascimento in avanti ha attraversato secoli di cultura occidentale. La bellezza non esiste in quanto tale, bensì è il semplice epifenomeno di un ordine e di una razionalità ad essa soggiacente, quella della matematica e delle cifre. Detto altrimenti, percepiamo come visivamente gradevole quel che si fonda su una relazione numerica esprimibile in termini di eleganza formale. I movimenti del tango risultano attraenti agli occhi di chi guarda poiché riproducono delle figure descritte da precise relazioni, così come codificate dalla geometria analitica.

Le personali suggestioni suggerite dalla lettura del testo sono dunque molteplici. Si va dall’immagine leonardesca dell’uomo vitruviano - che è appunto una descrizione dell’armonia di un corpo ideale in termini di rapporti numerici – alle teorie sull’impiego di specifici rapporti in architettura, ad esempio nella facciata del Partenone, fino alle numerose stampe di Mauritius Cornelius Escher costruite come visualizzazione artistica di proprietà geometriche, quali la tassellatura del piano o il limite di una funzione. Da un punto di vista diverso, vengono in mente le ricerche pionieristiche di Gustav Fechner (Groß Särchen, 19 aprile 1801 - Lipsia, 18 novembre 1887), che nella seconda metà del XIX secolo evidenziò un costante gradimento per figure geometriche caratterizzate dalla sezione aurea. Sebbene le sue conclusioni siano state ridimensionate da successive generazioni di psicologi sperimentali, esse testimoniano pur sempre la tensione umana verso un ordine e una struttura che vada al di la della percezione sensibile. Non a caso, uno dei fili conduttori del libro è proprio l’avversione della mente per qualsiasi forma di incoerenza percettiva: laddove la regolarità non esiste, esse viene creata arbitrariamente.
Il lettore è così guidato fra lunule, clotidi e lemniscate, rodonee ed altre funzioni geometriche, eleganti curve matematiche di cui gli autori evidenziano caso per caso la loro applicabilità come modello interpretativo delle diverse figurazioni di tango. Sapere che x3 + y3 – 3axy = 0 corrisponde all’equazione cartesiana del folium non aiuterà certo a ballare meglio, ma perlomeno le sue applicazioni pratiche a milonga aprono nuovi ed insospettibili scenari sociali:


Il testo è stato pubblicato privatamente grazie al circuito Ilmiolibro.it (ilmiolibro.kataweb.it), una piattaforma on-line che consente la diretta autoproduzione di testi da parte dagli autori. L’opera non ha quindi le finezze grafiche impresse da un designer di grido, né tantomeno si riconosce il proof-reading di una blasonata redazione editoriale: la sensazione complessiva è quella di un prodotto confezionato in modo soddisfacente, con una qualità generale proporzionata al prezzo di vendita. Peccato solo per qualche schema, dove la riduzione spinta e la conversione in b/n compromette troppo la leggibilità, ma anche per una certa ripetitività delle foto, non tutte di qualità indimenticabile.
Certi passaggi richiedono qualche cognizione scientifica non banale, il che impedisce di presentarlo come un testo di puro svago, ma rimane pur sempre un libro senz’altro accessibile al lettore medio. L’ampio ricorso a immagini, l’uso ricorrente di citazioni, il corpo generoso ed un’impaginazione piuttosto aperta contribuiscono ad alleggerire la lettura di ciò che si può classificare come un originale testo di divulgazione scientifica.
Va da sé che la maggior parte degli argomenti trattati sono temi da dottorato di ricerca più che da bar dello sport. Se anche a volte si sente il bisogno di qualche approfondimento o certi passaggi paiono trattati con eccessiva velocità, non si può certo pretendere di condensare in poche righe dei temi su cui la comunità scientifica internazionale dibatte e sperimenta da anni. Il testo non va quindi letto e giudicato come l’epitome di un testo accademico, né come la ricognizione sistematica di un certo campo di studi. Parrebbe giusto presentarlo come il primo risultato di una fruttuosa collaborazione interdisciplinare ispirata ad un costruttivo eclettismo metodologico, un seducente ed a volte provocatorio invito ad allargare i propri orizzonti ed a vedere le cose con occhi nuovi e diversi, confrontandosi così con nuovi e inediti punti di vista, non necessariamente contraddittori. Basti pensare a quanto possano divergere l’interpretazioni dell’ocho in termini matematici (così com’è proposta dal libro) oppure come reificazione di un’esperienza metafisica, cioè l’interpretazione datane da Robert Farris Thompson in una pubblicazione recente. Ma del resto sono gli stessi autori a mettere in guarda il lettore da ogni tentazione di intellettualismo con questa efficace sintesi finale: “quando si balla il tango lo si fa con il cuore, non con riga e compasso”.

 Cosa è piaciuto:
  • Notevole originalità basata su un costruttivo eclettismo metodologico;
  • Apprezzabile valore come divulgazione scientifica, con un buon equilibrio fra contenuti ed esempi;
  • Capacità esplicativa.
Cosa non è piaciuto:

  •  Migliorabile presentazione editoriale.
Il giudizio in una riga: La scienza non solo è divertente: fa pure ballare con più gusto.

La frase da ricordare: Quando balla il tango lo si fa con il cuore, non con riga e compasso

Scheda: Tango math : a passo di tango tra emozione e geometria / Claudia Sortino e Mario Ferreri ; responsabile del testo Claudia Sortino. - [Palermo], Associazione culturale Alterazioni Tango, 2011. - 108 p. : ill. 21 cm Euro 15,00

3 commenti:

  1. dr zero cosami sonopersa la tua recesnsione mi mette nelruolo nondireplicatrice inconsapevole io , mi vedo da fuori quandoballotango e' uguale a quando faccio taici come oggi che ho riso molto. di me,in entrambi compio errori sperimento la molla e cerco di variare sono sempre originale insomma e forse neltango e neltaici e' pieno di matematica precisione infatti non tutte ci arriviamo a toglere il respiro dellospettatore.ce tanta matematica anche nelle artimarziali taoiste

    RispondiElimina
  2. Complimenti! Meravigliosa recensione e finalmente una voce "fuori dal coro". Piacere di conoscerti.

    RispondiElimina
  3. Claudia Sortino Mario Ferreri19 gennaio 2012 alle ore 20:14

    Preg.mo Dr. Zero,
    la ringraziamo vivamente per il suo articolo su Tango-Math del 18 gennaio che ci ha molto lusingati e gratificati. Ammiriamo soprattutto l'attenzione che Lei ha dedicato alla lettura del libro, oltre che alla presentazione a Pordenone; ammiriamo ancora di più la sua cultura scientifica ed evoluzionista in particolare. Siamo un po' impauriti dalla precisione dell'analisi che ha colto con arguzia "l'elogio del futile", che da sempre muove l'evoluzione, in biologia, come nel tango: siamo attratti non da chi ci fornisce l'indispensabile, ma da chi dà prova di possedere il superfluo (in termini biologici, come in termini culturali). Le siamo grati per aver sottolineato e dato risalto al nostro sforzo di unificare ambiti dell'attività umana apparentemente tanto lontani, come il Tango, le Neuroscienze e la Matematica e per questa ragione apprezziamo molto la sua critica non troppo velata all'editoria non solo italiana che non s'imbarca in pubblicazioni che non abbiano un carattere "settoriale", la qual cosa non solo è contro l'unità del sapere, ma soprattutto è un'occasione ancora una volta persa per far nascere nuovi dibattiti su discipline istituzionalizzate che hanno però estese intersezioni ancora tutte da indagare (come, appunto, Tango, Matematica e Neuroscienze). Grazie per aver compreso e apprezzato lo spirito della nostra avventura, che poteva sostanziarsi solo in un libro "fai da te", con tutti i difetti grafici da Lei giustamente evidenziati. Speriamo in prossime occasioni d'incontro culturale.
    Claudia Sortino e Mario Ferreri

    RispondiElimina