domenica 29 settembre 2013

Milonga La imperial al Planet fun di Zoppola (PN)


Atmosfera da grande evento ieri sera per la prima edizione della milonga La imperial al Planet fun di Zoppola (PN), una nuovissima struttura per l’intrattenimento di oltre 4000 metri quadri che offre sala bingo, spazi per i giocatori di slot machine, cabaret, ristorante e lounge bar.
 

La milonga è stata ambientata nella Event hall - una sala dalle dimensioni a dir poco imponenti - ed ha visto la firma del Maestro Antonio Napolitano, apprezzato insegnante attivo a Pordenone. Elementi centrali della serata sono stati la musica dal vivo con l’orchestra Tango Pichuco, che ha proposto un repertorio particolarmente azzeccato e di grande ballabilità, nonché l’acclamata esibizione della coppia Sebastian Zanchec e Malvina Gili, preceduta da quella, non meno apprezzabile sebbene di tono diverso, che è stata offerta da Antonio Napoletano e dalla sua partner Cinzia Pozzoli. DJ Gibo alla consolle.
Grande affluenza di pubblico con ballerini da tutte le province limitrofe, compresa qualche presenza dal vicino Veneto. Parterre delle grandi occasioni che ha proposto alcuni esempi non comuni di eleganza e buon gusto femminile nell’abbigliamento.
All’altezza l’impianto audio e pista assolutamente senza pecche: una superficie unica in marmo probabilmente ben al di là di 500 metri quadri, dimensione del tutto eccezionale che ha permesso a moltissime coppie di girare senza eccessive preoccupazioni. Notevole anche l’impianto di climatizzazione che ha garantito condizioni eccellenti nonostante l’affollamento.
Resta complessivamente gradevole anche il giudizio sull’ambiente. L’allestimento degli spazi, pur enfatizzando una certa idea di spettacolarità, mantiene un’apprezzabile misura, tanto più meritoria  se si ricorda come spesso gli ambienti di questo tipo siano intonati ad un gusto nefando che qui per fortuna viene evitato. All'ingrosso, la sensazione complessiva è quella di ballare negli spazi di una nave da crocera dei nostri tempi.

Un elemento decisamente anomalo è la gratuità, fattore che diventa del tutto eccezionale se soltanto si riflette sulla presenza della musica dal vivo o il coinvolgimento di una coppia famosa. L’aspetto è tanto più rilevante se si ricorda come il ‘costo zero’ comprenda anche i vari servizi accessori e non vi siano pertanto i famigerati oneri nascosti: parcheggio, guardaroba e prenotazione non costano un Euro mentre le consumazioni hanno prezzi assolutamente in linea con l’esterno, altro elemento notevole se solo si pensa a tutte le volte in cui il prezzo del servizio viene semplicemente incorporato nel listino del bar.
Antonio Napoletano, in un applaudito intervento, ha anzi dichiarato che la formula rimarrà invariata: ingresso sempre gratuito per tutti ogni sabato, anche quando è previsto l’intervento di un musicalizador di caratura internazionale, l’esibizione di una coppia famosa o la performance di un orchestra dal vivo. Affermazioni che devono aver creato più di qualche sussulto agli organizzatori di milongas nostrane, molti dei quali presenti in sala, e creato non poco subbuglio al mondo tanghero del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, alle prese con una novità che non ha precedenti negli ultimi anni.
Non c’è dubbio che il nostro abbia individuato una possibilità assai interessante e abbia sfruttato con acume l’impressionante ‘potenza di fuoco’ che gli viene da un partner del calibro del Planet fun. Egli ha dato prova di tempismo e fiuto non comuni, grande talento di organizzatore assieme ad una meritoria attitudine a percorrere strade nuove. Il grande successo di ieri sera è il giusto premio per un' iniziativa riuscitissima e sono stati in molti ad esprimere il proprio incondizionato apprezzamento.
Occorrerà invece vedere se condizioni così allettanti saranno mantenute come promesso per tutti gli appuntamenti futuri o se invece la politica del prezzo verrà ridiscussa dopo qualche tempo. Non si vuole essere diffidenti per partito preso, ma l'esperienza degli ultimi anni ci purtroppo abituato a servizi offerti inizialmente a condizioni vantaggiosissime (ad esempio nei settori dell'intrattenimento, della telefonia, delle credito, dalle assicurazioni ecc.) che scivolano poi verso condizioni assai meno buone una volta che l'impresa ha consolidato la base di clienti.

Caratteristica probabilmente unica della milonga è la contiguità con altre settori della struttura: succede così che i ballerini di tango costituiscano uno spettacolo involontario a beneficio di quanti frequentano la sala bingo, il cabaret o le slot, oppure capita di assistere al passaggio delle più canoniche ragazze-immagine dirette verso altri ambienti del locale, anche se ammetto che il sostantivo ‘locale’ sembra riduttivo per un ambiente connotato da uno scoperto gigantismo in cui capita di assistere a situazioni decisamente inconsuete per il tanghero medio. Inevitabile quindi che le dimensioni siano fonte di una certa dispersione e che si senta la mancanza di quella calda e raccolta intimità che è spesso la cifra delle milonghe più riuscite.
Di certo non sono mancate le distrazioni. Dalla folla di monitor sospesi sopra la pista fino al passaggio regolare delle artiste che si spostavano dai camerini verso la zona cabaret: una pattuglia di ventenni agghindate di piume, catafratte in fantasiosi costumi di taglio barocco oppure strizzate in corsetti stringivita di cuoio.

 Al di là di queste notazioni di colore, occorre riconoscere che le milonghe di casa nostra nascono dinorma dallo slancio generoso di qualche gruppetto di appassionati e vivono perlopiù una dimensione tipicamente informale, da artigianato dell’intrattenimento, spesso su base eminentemente volontaristica. C’è chi si presta a controllare gli ingressi, quello o quella che dedica qualche ora del suo tempo occupandosi di snack e bevande, chi accudisce la musica e così via. Magari altri hanno portato la bottiglia di vino del nonno o il dolce fatto in casa, in un’ atmosfera che – specie nei posti più piccoli – finisce talvolta per sfumare in un’inconsapevole aria domestica.
Per quanti abbiano familiarità con questo genere di situazioni il contrasto è stato probabilmente quasi traumatico: La imperial sta ad una comune milonga nostrana come Conan il barbaro sta a Don Lurio. Questa novità rimescola profondamente un contesto ormai sedimentato e pone un elemento nuovo con il quale gli organizzatori di eventi dovranno necessariamente fare i conti poiché questa inedita partnership sarà un elemento destinato a rimescolare le acque. Non è forse azzardato pensare che sulla scena locale del tango si sia affacciata una novità paragonabile a quanto successe nel mondo di internet agli inizi degli anni novanta, dove l’ingresso di grossi provider aggressivi rese d’improvviso gratuiti una serie di servizi che l’utente era prima abituato a pagare: dalla connettività, alla posta elettronica, fino allo spazio sul web. Chi era più disposto a sborsare quattrini per avere un indirizzo e-mail, quando Libero lo dava gratis a tutti?

Un’intelligente massima del web ricorda che se visitando un sito non si riesce a capire quale sia il bene o il servizio venga offerto, allora ad essere messi in vendita siamo proprio noi visitatori, perché ad esempio ci viene proposta della pubblicità attentamente mirata oppure – come accade regolarmente – perché i dati della navigazione sono venduti a chi si occupa di marketing telematico.
Gli economisti ricordano infatti che non esistono pasti gratis ed anche solo il modesto buon senso della massaia suggerisce che alla fine qualcuno dovrà pur pagare le fatture. Sul mecenatismo disinteressato del Planet fun pare dunque lecito avanzare qualche educata perplessità ed è facile intuire che il management della struttura debba aver fatto assai bene i suoi conti. Chi offre qualcosa di gratuito - sostenendo spese che è facile immaginare ingentissime - agisce in genere in un orizzonte più ampio. Vuoi perché cerca di entrare in contatto con una potenziale clientela a cui proporre successivamente dell’altro, vuoi perché un fondamentale assioma del marketing ricorda che prima si creano e si rafforzano inediti bisogni umani e poi si offrono quei servizi a pagamento destinati a soddisfare i nuovi desideri abilmente indotti.
Dal mio personalissimo punto di vista (ma è una notazione molto soggettiva, che va presa con beneficio del dubbio) mi pare che l’elemento debole di un’iniziativa per altri aspetti straordinaria sia proprio l’aver incrinato uno dei piaceri più forti dell’andare a milonga, ovvero la creazione di un rapporto sereno con la realtà, in un ambiente raccolto e protetto, costruendo relazioni autentiche e disinteressate.
Confesso che per qualche istante non mi sono più sentito una persona che frequenta un posto con lo scopo di trarre piacere da una pratica che si legittima in se stessa e non presuppone nessun altro obiettivo che il piacere condiviso. La sensazione era invece quella di essere stato trasformato in un elemento anonimo inserito entro un meccanismo che agisce secondo scopi e logiche che vanno al di là di me stesso, in ogni caso impossibili da governare: lo spiegamento di telecamere, discrete ma ben visibili come accade nelle case da gioco e nelle banche, la presenza visibilissima di personale addetto alla sicurezza con tanto di auricolare di prammatica ed infine – facile immaginarlo – una sala appartata nella quale il personale osserva coscienzioso una parete tappezzata di monitor. Non quindi soggetto, bensì oggetto.
Qui è conveniente sospendere il giudizio, lasciando ad ognuno la possibilità di formarsi la propria opinione personale. Solo il tempo dirà se è stato finalmente trovato una sorta di Santo Graal della milonga, ovvero un inedito modello gestionale che permetta di saltare a più pari il problema dei costi di gestione offrendo benefici illimitati per tutti a costo zero, o se invece stiamo andando verso qualcosa che è ancora prematuro delineare.

giovedì 19 settembre 2013

Recensione: Dust tango - Polvere di Tango

E’ stato pubblicato in questi giorni sul canale Youtube studioresetprojecsrl il video Dust tango - Polvere di Tango interpretato da  Matteo e Ludovica Antonietti per la regia di Cryman. Il clip è disponibile in due montaggi, uno lungo (3:58) ed uno breve (1:05), quest’ultimo probabilmente superiore per concisione e ritmo narrativo.



Si tratta di una realizzazione decisamente interessante, apprezzabile non solo per la qualità generale ma anche per l’incorporazione di elementi originali. Il video si apre con un’introduzione, girata esclusivamente in bianco e nero ed abilmente sottolineata da un delicato passaggio musicale, mentre nella parte centrale il tango rimane protagonista. Interessante l’uso di un brano che non appartiene al repertorio classico per accompagnare la performance: è il famoso Tango of Roxanne (Ewan McGregor, Jose Feliciano, Jacek Koman) dal musical Moulin Rouge!, qui proposto in una non comune quanto efficace versione strumentale. Il risultato è molto felice e mostra le possibilità espressive ed artistiche offerte da musiche anche piuttosto lontane alla tradizione, un argomento sul quale ci si è soffermati altre volte in questo stesso blog.
La conclusione del filmato riprende invece gli stilemi già visti in apertura.

Il clip è girato con un sicuro dominio delle tecnica di ripresa mentre il montaggio dimostra padronanza del linguaggio filmico, con una netta prevalenza degli scelte espressive su quelle strettamente documentarie. Si vedano ad esempio la mescolanza delle sequenze a colori con altre in bianco e nero oppure l’alternanza di illuminazioni contrastate con altre molto più morbide. Di particolare effetto alcune scene con luci ed ombre nettissime, rese ancora più efficaci dalla sagoma delle grate alle finestre: un elemento estraneo, perturbante, notevole per il sottile gioco di rimandi ed allusioni. Danza come prigionia imposta da una passione totalizzante oppure evasione e aspirazione all’infinito?
Di indubbio effetto la location. Il video è ambientato negli ambienti signorili di una costruzione storica, spazi un tempo connotati da un’eleganza barocca, ma ora fatiscenti ed abbandonati al degrado. Ed è proprio la onnipresente polvere che esprime il trascorrere del tempo in modo delicato quanto indiscutibile, con una trasparente allusione al “quia pulvis es et in pulverem reverteris” (Gen. 3,19).
Un elemento di grande interesse è infatti il contrasto esplicito tra degli spazi in rovina - che rimandano in modo esplicito alla morte -  e la fresca vitalità espressa della coppia che danza. La suggestione in questi casi è duplice. Sul piano della danza in senso stretto, poiché la fissità immutabile non appartiene alla vita, che è invece potenza creatrice di movimento e musica; a livello di semplici suggestioni visive, per il vigoroso contrasto tra le superfici rese scabre e tormentate dello scorrere del tempo e la seducente freschezza dei due artisti, in particolar la levigata bellezza di Ludovica Antonietti, sulla quale l’obiettivo indugia più volte. Un espediente quest’ultimo largamente sfruttato dalla fotografia di moda.

Difficile sottrarsi alla sensazione che questo ed altri prodotti simili siano la versione attualizzata della vanitas, un tema largamente diffuso nella cultura visiva del XVII secolo giocato sul contrasto tra la rappresentazione del mondo – spesso colto nei suoi aspetti più freschi, vitali e seducenti – ed elementi simbolici che alludono invece al tema della caducità, della rovina, della trasformazione e dell’inpermanenza di tutte le cose.



Allegoria della vanità, Antonio de Pereda, c. 1634

Dunque una sorta di prototipo universale che viene manifestato di volta in volta in forme diverse usando i modelli espressivi di ciascuna epoca. Si realizza così una convergenza di significato fra le espressioni delle varie società umane verso alcuni motivi fondamentali che sono, in termini jungiani, avvicinabili a degli archetipi.

Non è quindi un caso che diversi degli elementi sin qui evidenziati si ritrovino anche in altri video contemporanei. Mi pare anzi che il recente Dust tango - Polvere di Tango sia accostabile a Tom Waits: Little drop of poison. Sensual Tango Video, realizzato dalla film-maker Caterina Ongaro.





Tratti comuni sono l’impiego di musica non canonica, l’ambientazione in uno spazio in disfacimento (che in questo caso specifico è propriamente un ambiente industriale dismesso) e l’enfasi sulla materia sciolta che fluttua liberamente nell’aria disegnando seducenti giochi di luce. La qualità di quest'ultima clip, che si segnala prima di tutto per la raffinata fotografia, è testimoniata da un numero di visualizzazioni decisamente elevato per un prodotto di nicchia (oltre 116.000 contatti a settembre 2013) e da un indiscusso apprezzamento di pubblico.

Un elemento nettamente originale di Dust tango - Polvere di Tango è invece il sonoro, il quale mantiene ed anzi enfatizza i rumori ambientali come ad esempio lo sfregamento delle suole sul pavimento. La scelta è senza dubbio originale poiché in genere la post-produzione tende a sostituire integralmente la traccia audio originale con musiche registrate in studio. I suoni raschianti si legano invece bene con le inquadrature polverose e sottolineano un’atmosfera aspra, ruvida. Rimandano ad un contesto istintivo, non mediato ed enfatizzano pertanto il contatto con la realtà. In questo caso il montaggio gioca su una duplice violazione delle aspettative: verso i movimenti stessi della danza – morbidissimi e fluidi - ma anche verso la stessa idea condivisa del tango, legata spesso ad atmosfere levigate e rarefatte.
A ciò si aggiunge il sottile contrasto tra il sentimento tragico del tempo, di cui si è ampiamente discusso sopra, e la fisicità perentoria della coppia che danza. Questo aspetto viene ulteriormente evidenziato dal respiro affaticato dei due ballerini con il quale si chiude la sequenza centrale, una sottolineatura morbidamente carnale, che rimanda alla materialità perentoria dei corpi, rappresentati come esseri umani che si abbracciano e trovano in questa relazione una nuova e diversa modalità d’essere.