giovedì 20 giugno 2013

A milonga col cilicio


 Sii pura è un testo di educazione cattolica per ragazze scritto da Laura Bianchini, edito per la prima volta nel 1941 e successivamente ristampato fin quasi la metà degli anni cinquanta. L’intransigente rigorismo del volumetto è l’espressione di un sentire ormai non più attuale, ed è anzi lecito domandarsi quanto simili orientamenti fossero davvero condivisi nella società del tempo, giacché un sistema strutturato di divieti è di solito il modo più immediato per capire cosa la gente faccia di solito.
Riporto qui il capitolo dedicato al ballo trattandosi di pagine che si prestano a diverse considerazioni. Prima di tutto mostrano chiaramente come i giudizi morali siano per lo stessa natura largamente storicizzati, in quanto essi variano radicalmente a seconda delle diverse epoche. Appare inoltre sintomatico il completo ribaltamento di valori: gli aspetti che l’autrice attacca con più veemenza risultano oggi non soltanto tranquillamente accettati, ma sono anzi ritenuti modalità espressive essenziali per il nostro benessere. Pasti pensare alla disinvoltura e alla naturalezza, al valore delle relazioni sociali, alla gioia dell’abbandono spontaneo.
Interessante infine l’accenno alle donne che “hanno fatto dei segni con gli occhi”. Una forma di mirada ante litteram?


Ballo. Invenzione diabolica questa, che non merita l'appellativo di divertimento ma tomba della purezza, incentivo di superbia, di gelosia, di vanità... Hanno bel ripetere le giovani spensierate che “nel ballo non c'è nulla di male”. Con quale convinzione esse lo dicono? Non sarebbero certamente disposte a ripetere ciò in punto di morte! Ballo non è soltanto un male ma una sorgente di male e di peccati.
S. Gemma Galgani, bambina, disdegnava perfino d'essere abbracciata è baciata da suo padre. Tutte le volte ch'egli tentava di stringere a sé il suo tesoro: - Babbo, non toccare! - diceva ella con bel garbo. - Ma son tuo padre! ... -Sì, sì, ma io non voglio esser toccata da nessuno! Esagerazioni? Benedette le esagerazioni che formano i santi!
-Ma si è sempre ballato! -dicono alcune. Purtroppo! Anche il delitto, il suicidio, il furto, il vizio si ebbero in tutti i secoli eppure mai nessuno li riputò atti onesti. Il ballo poi, in particolare, è stato sempre giudicato severamente, perfino dai pagani. A Roma, dire di una giovane che era una “brava ballerina” equivaleva a darle un titolo d'infamia. Interrogato un saggio filosofo quale differenza passasse tra un pazzo e un uomo che balla, rispose: “Il pazzo è tale per sempre, il ballerino finché balla”. “Non ti trovare con una danzatrice - avverte lo Spirito Santo - e guardati dal porgere orecchio alle parole di lei” (Eccl. 9, 4). E altrove: “ Le figliole di Sion si sono invaghite...; hanno fatto dei segni con gli occhi e dei gesti con le mani; si sono messe sull’aria della galanteria coi loro passi studiati e composti; perciò il Signore le coprirà di confusione e di vergogna (Is. 3, 16). I Santi hanno parole e similitudini terribili per questo divertimento. San Carlo diceva che “i balli sono come un cerchio di cui il demonio è il centro e gli uomini senza pudore la corte. Quasi mai si balla senza peccare. L'affermare il contrario è una menzogna, un’illusione, un inganno”. 


Generalmente i balli si fanno di notte quasi ad indicare le tenebre in cui piombano le anime; e, se fatti di giorno, indicano la sfacciataggine di persone moralmente abbassate. I terribili castighi con cui Dio punisce il ballo, dovrebbero far tremare.. In un paese del Molise, qualche anno fa, sul più bello di una danza, sprofondò improvvisamente il pavimento. Tutti precipitarono nel piano inferiore riportando ferite non lievi. Fu tale il terrore di quei paesani che tra di loro non si parlò più di ballo.
E se si fosse in qualche modo obbligate ad andarvi? - E’ raro. E se pur vi fossero ancora dei genitori così ciechi da trascinare le proprie figliole in un covo di serpenti, è necessario dapprima resistere con tutte le forze eppoi cercar tare il portamento di Santa Rosa da Lima. Bella, d'una bellezza celestiale, angelica nel portamento, fresca e sorridente come i fiori della sua terra, Rosa aveva consacrata a Dio tutta la sua vita. Ella trovava diletto nel cantare, con la sua voce armoniosa, inni di lode al Creatore. Amava il suo giardino, la capannuccia che vi aveva fabbricata, e dove trascorreva le sue ore di Paradiso. Godeva gettare in alto i bianchi petali di rose il loro profumo giungesse fino a Dio. I petali però, non ricadevano sulla terra: restavano miracolosamente sospesi in aria, formandovi una croce sfolgorante. La mamma di Rosa invece era ambiziosa. Bramava che la figliuola partecipasse a qualche divertimento; che tutta la città conoscesse il fiore di bellezza ch’ella possedeva. Un giorno di carnevale, la mamma decise piegare l'angelica figliuola ai suoi desideri. L'avvisò pertanto che, giunta la sera, l'avrebbe condotta, suo malgrado, al ballo pubblico. Rosa comprese ch’era impossibile resistere e preparò l'abbigliamento, braccialetti forniti internamente di punte alle braccia e alle gambe; pungente alla vita; corona di spine in testa. Sopra, i vestiti più sfarzosi di Lima, il cappello più elegante, i monili più preziosi. Così Rosa comparve, con visibile orgoglio della madre, in quella sala abbagliante di luce. Sedette in uno dei posti più distinti. Il ballo incominciò ma Rosa, con gli occhi bassi, andava meditando la passione di Gesù Cristo. Improvvisamente comparvero sulla sua fronte bianchissima perle di rosso scarlatto: erano vive gocce di sangue che dalla testa scendevano poco a poco a infiorare il suo viso liliale. Rosa, immersa nella contemplazione, non se ne accorgeva. Ben se ne avvidero, con grande meraviglia, i circostanti e la mamma che inutilmente tentava far sparire quei segni che parlavano di dolore. Le gocce di sangue continuavano a discendere finché, l'ambiziosa madre, fu costretta ad accompagnare Rosa fuori di quel luogo che non era fatto per lei. 
Non tutte le giovani, come Rosa, ritornano a casa dal ballo con l'innocenza nel cuore, anche se vi entrano senza cattiva intenzione o trascinate da mani scandalose. Così avvenne ad Anna Genoveffa di Bourdon. Ella, prima di quel fatale divertimento, era buona, pia, tanto che aveva deciso di farsi carmelitana. I genitori, che non la volevano monaca, cercarono di dissipare quelle che essi chiamavano superstizioni. La tolsero dal Collegio, e la gettarono in mezzo al mondo e continuamente la riprendevano perché non faceva abbastanza la disinvolta. Si cercò trascinarla anche al ballo. Anna Genoveffa resisté alquanto, poi cedette. Sotto le vesti nascose il cilicio ma, fondo al cuore, ella stessa godeva di poter fare bella figura. Entra nel ballo. Ben presto tutti gli occhi sono su lei. Molti esprimono la propria ammirazione per l'avvenenza della sua persona. Anna ne è orgogliosa, sorride ma - ohimè! -quando esce di non è più lei. Incomincia a far sua la vita di molte giovani infelici: mondo e Dio..., Dio e mondo. I rimorsi la straziano terribilmente. Così per anni. “ Finalmente un giorno - scrive ella stessa - mentre componevo una lettera, mi si sollevò velo dagli occhi. Vidi l'incanto della verità e si risvegliò in me quella fede ch'era come sepolta nel mio cuore. Io mi trovai come chi si sveglia da lungo sonno e si trova carico di catene e coperto di piaghe ...”
Effetto d'un primo ballo. Fortunata lei ch'ebbe la grazia di convertirsi e rivolgersi definitivamente a Dio. Quante giovani sventurate finiscono invece miseramente la vita a causa divertimento profano! 

sabato 8 giugno 2013

Milonga marketing



Le donne che frequentano una milonga si lamentano spesso della difficoltà di ottenere un invito da parte dei ballerini più abili e desiderati. Alcuni ricercatori sostengono che questi inconvenienti siano facilmente risolvibili, a patto di conoscere a fondo le più accreditate teorie di marketing:




Siete ad una milonga. Vedete un tipo interessante. Andate da lui e dite: “Sono bravissima”.
Questo è direct marketing.

Siete ad una milonga. Vedete un tipo interessante. Una vostra amica va da lui, vi indica e gli sussurra: “Quella li è bravissima”.
Questo è advertising.

Siete ad una milonga. Andate da un tipo interessante, vi fate dare il suo numero di telefono. La settimana dopo lo chiamate e gli dite “Pronto, ciao, andiamo a milonga?”.
Questo è telemarketing.

Siete ad una milonga. Vedete un tipo interessante. Andate da lui, vi dimostrate interessate alla sua squadra di calcio, gli chiedete che macchina preferisce, dite con gentilezza “Posso?” e gli rassettate amorevolmente il colletto della camicia. Dopo un po’ gli dite: “A proposito, lo sai che sono bravissima?”.
Queste sono le pubbliche relazioni.

Siete ad una milonga. Vedete un tipo interessante. Viene da voi e vi dice: “Ho sentito dire che sei bravissima”.
Questo è avere un brand riconoscibile.

Siete ad una milonga. Vedete un tipo interessante. Lo convincete ad invitare la vostra amica.
Questo è fare il rappresentante di commercio.

La vostra amica non lo soddisfa e lui viene ad invitarvi la tanda seguente.
Questa è assistenza tecnica.

Siete ad una milonga. Indossate una maglietta con su scritto “Se non mi inviti mordo”.
Questo è guerrilla marketing.

Siete per strada andando a milonga, quando vi rendete conto che nelle case attorno a voi ci potrebbero essere moltissimi fantastici ballerini. Così vi arrampicate sul tetto di un condominio, prendete un megafono e gridate: “Sono bravissima!”
Questo è spam.