Il tema dell’evoluzione personale, il faticoso evolversi da
uno stato di inadeguatezza verso una perfezione grazie alla quale sarà
finalmente possibile vedere risultati dell’impegno profuso, è un tema
ricorrente in tutte le culture umane. Dal mito al cinema, dal materiale
favolistico alla letteratura colta, il protagonista deve sempre affrontare una
serie di prove, misurarsi con la sconfitta, affinare via via le proprie capacità
fino alla risoluzione finale che apre ad un nuovo equilibrio finalmente
stabile.
Angela Mallamo, in Lezioni di tango raccontante da una
principiante, gioca abilmente con le convenzioni del genere proponendo la
trasposizione letteraria della propria esperienza di ballerina alle prime armi.
Il lettore è guidato così attraverso un campionario di momenti ed esperienze
che sono stati familiari a chiunque: il doloroso confronto con i praticanti più
abili, lo spazio della milonga con i suoi codici a volte crudeli, il rapporto
con le proprie scarpe da ballo vissute come entità senzienti, vero e proprio
topos della letteratura femminile sul tango ormai ampiamente esplorato. Se si
limitasse a questo il libro sarebbe poca cosa, un esempio più che decoroso di
letteratura autobiografica.
L’aspetto più interessante è invece il ribaltamento consapevole di quella struttura narrativa delineata all’inizio.
La vicenda - per usare le stesse parole della Mallamo - è infatti quella di un
“eterno principiantato”. Non c’è un lieto fine o almeno la prefigurazione di
una nuova realtà, dove le angosce e i turbamenti saranno finalmente risolti in
una visione serena, stabile e rassicurante, ma nemmeno una totale chiusura di
ogni speranza in un nebuloso presente, dove si è condannati ad una sorta di
autistica coazione a ripetere i medesimi errori.
Al contrario, proprio l’incertezza e il dubbio sono la
condizione necessaria per mantenere uno
sguardo incantato sul mondo. Stupirsi di qualcosa, anche se non si è capaci
ancora di riprodurla, non è forse potentemente vitale? Di cosa mai ci si
potrebbe meravigliare, se tutto è ormai incasellato in un ordine prevedibile
che non lascia spazio al nuovo?
Il messaggio viene proposto al lettore con una scrittura
morbida e serena che si snoda delicatamente in una serie di brevi capitoletti
dove la vita della principiante di tango viene trasposta in modo lirico, a
tratti sognante. Molta della suggestione viene da un’ambientazione meridionale,
spesso evocata da periodi attentamente costruiti: “un solo filo luccicante che attraversava tutta la notte”, “capriole nel cielo e scirocchi” oppure “un tango
greco, straziante e con gli angoli avvolti nel ferro filato”. Descrizioni di
ambienti, sapori, odori e situazioni che rimandano ad repertorio di carnalità
mediterranee, che in qualche caso ricordano da vicino certi accostamenti di
Battiato. Il testo si legge volentieri anche per il sottile citazionismo che
allude con eleganza ai classici del liceo (i “vestimenti leggeri” di
D’Annunzio) o strizza l’occhio ad un “dopobarba verde come una milonga”, con
esplicita allusione alle canzoni di
Paolo Conte.
* *
*
Ad un livello profondo, il messaggio proposto dal libro è
quasi paradossale: amare teneramente i propri difetti e accudire con tepore
materno i propri limiti non è solo possibile, ma addirittura doveroso. Se
infatti la perfezione resta un ideale astratto e indifferenziato, condiviso a
livello sociale, sono proprio le nostre im-perfezioni a parlare
compiutamente di noi, a dire esattamente chi siamo o chi non siamo, a dare
corpo e sostanza al nostro stare al mondo assieme agli altri. Così l’autrice:
“Non troverete traccia, in queste pagine, delle “gallerie degli orrori tangueri”, i tipi da milonga, i bestiari che pure sono così divertenti a bordopista. E’ una scelta etica, equa e solidale: siamo tutti principianti irrimediabili […] è il mondo del tango a farci umani, troppo umani.”
Se la scelta di misurarsi con chi sta più in alto è di
solito la premessa di corrosive manifestazioni di invidia, il mettersi a
confronto con chi si trova in una posizione inferiore induce per altro la
superbia, il compiacimento di sé o la sterile tracotanza. La consapevolezza
reciproca delle proprie manchevolezze disegna invece una maglia di legami
orizzontali che ci solleva dall’angosciosa rincorsa di una perfezione che
spesso esiste solo nella nostra testa, ma soprattutto libera dall’ingiunzione perentoria
della felicità a tutti i costi, un velenoso tratto distintivo delle società
moderne.
Il libro induce a considerare quanto vi sia di inautentico e
disumano in ogni proposta che prometta di sradicare qualsiasi esperienza
sgradevole dalla nostra vita, magari anche solo valutando con occhio più
indulgente il famigerato “rosso badante”, allusione ad improbabili colorazioni
di chiome altrui, spesso usata con un
senso di divertita superiorità. Un modo di dire che svela d’incanto la nostra
insospettabile capacità di cogliere al volo la differenza tra ciò che si vorrebbe
essere e ciò che non si è, tra la realtà e le sue cesellate rappresentazioni
che mettiamo in scena a nostro uso e consumo, illuminandoci per altro sulla
loro ardua ricomposizione.
La soluzione, sembra dirci la Mallamo è un invito a
considerare con occhi benigni questo scarto altrimenti insopportabile,
trasformandolo in un fenomeno evolutivo. Ma tutto ciò passa attraverso una
rivalutazione del termine ‘principiante’, spesso associato ad una sfera
negativa: “roba da principianti!”, è infatti l’esclamazione tipica quando ci
imbattiamo in qualcosa di impreciso, malfatto o dilettantesco, lontano da uno
standard soddisfacente.
Ma principiante, in senso strettamente etimologico, è esattamente
chi principia, chi da inizio a qualcosa che prima non esisteva. Proprio il
momento dell’inizio porta con sé nuovi mondi, apre molteplici futuri e rende
possibile il dispiegamento di
potenzialità non ancora attuate. L’essere agli inizi di qualcosa ha dunque una
promessa di futuro e porta con sé una speranza gentile di vita da compiersi.
Direste voi che una gemma di marzo è solo una rosa principiante?
Cosa è piaciuto:
- fine e innovativa capacità di analisi
- qualità stilistica e raffinatezza espressiva
- efficace ribaltamento dei meccanismi narrativi consueti
- nulla
Il giudizio in una riga: raffinata ed elegante trasposizione
di un’esperienza autobiografica, ricca di riflessioni stimolanti.
Scheda completa: Lezioni di tango : raccontate da una principiante / Anna
Lammamo "manginobrioches". - Reggio Calabria : Città del sole, 2010. - 95 p. ; 21 cm. - ISBN
978-88-7351-395-7 Euro 12,00
Nessun commento:
Posta un commento